La via Francigena nel Molise

alle origini dell'odonimo

“Franceschi” o “Francigeni” venivano chiamati nel nostro paese tutti quei pellegrini oltramontani dalle lingue incomprensibili, dato che con il  termine geografico  “Francia” veniva allora genericamente indicato  tutto il mondo cristianizzato che si trovava al di là delle Alpi.

Di conseguenza per dare un nome  ai  percorsi seguiti dai  sempre più numero pellegrini con tale provenienza nasceranno gli odonimi “via Francesca” e ”via Francigena”, il cui uso è documentato a partire dalla seconda metà del IX secolo.

Le strade   che venivano usate erano  quelle ereditate dal mondo antico : alcuni secoli di (relativo) abbandono con il conseguente venir meno di una costante manutenzione  non potevano aver avuto ragione del tutto del sistema stradale romano, “forse il più bel dono che Roma abbia fatto alla terra”, per usare la felice espressione di Marguerite Yourcenar  che appare in “Memorie di Adriano” (traduz. ital., Einaudi, Torino 1963, p.118). 

E’ ben vero che scomparve il “cursus publicus” e i “praefecti vehicolorum” che ad esso provvedevano, così come cessò l’attività dei “curatores viarum”, che provvedevano a mantenere in efficienza le consolari, ma più che il deterioramento o la distruzione dei manufatti stradali si  verificò la “regionalizzazione” dei percorsi, cosicché nella maggior parte dei casi le strade, ancorché dissestate, venivano ancora  utilizzate, ma prevalentemente per usi locali, non rispondendo più allo scopo per il quale erano state costruite : i collegamenti ad ampio orizzonte.

Il fenomeno è particolarmente verificabile nell’Italia centro-meridionale, dove la rete viaria  era assai più articolata che nel resto dell’Impero e s’imperniava su alcune grandi arterie :  la via Appia, che non a caso era stata definita la “regina viarum”, la via Latina e l’ “Appia Traiana”, che fu forse l’opera più grandiosa realizzata da Roma.

E proprio da questa parte della penisola italiana provengono le più antiche attestazioni documentarie che testimoniano l’uso dei due odonimi “via Francesca” e “via Francigena”, sia per tratti di quelle grandi “consolari” che abbiamo ricordato , sia per strade meno importanti, ma pur sempre documentate o documentabili in età classica, per le quali è significativo che  nella documentazione  scritta dell’alto medioevo si adoperasse l’espressione “via silicata”.

Le vie “Francesche” e “Francigene” documentate nel Molise, o meglio nel territorio dell’antica “Provincia Samnii” a indicare come i pellegrini “franceschi”, proseguendo il loro cammino a sud di Roma, non seguivano solo le direttrici stradali delle principali vie romane del Mezzogiorno, ma utilizzavano anche i percorsi di altre strade,  egualmente d’impianto romano, che consentivano loro comunque di raggiungere le  mete che si erano prefissate.

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