Fin dall’antichità, Avellino è stata un importante centro di scambi commerciali di prodotti agricoli e di oggetti artigianali. Oggi è un luogo dove si può ritrovare il valore del tempo e dei gesti semplici.

Conta, nella sua storia, diverse dominazioni: romana, bizantina, longobarda e normanna che hanno lasciato al territorio, in eredità, i simboli ed i caratteri delle loro culture. Circondata dai Monti Picentini in cui svettano le cime del Partenio e del Terminio, Avellino è adagiata, nel senso letterale del termine, nella valle dell’Alto Sabato.

Uno dei monumenti immagine della città è la barocca Torre dell’Orologio in piazza Amendola, attribuita allo scultore Cosimo Fanzago, che con i suoi 36 metri di altezza segna il tempo di tutta la comunità irpina. È in stile barocco con basamento a bugne riquadre, presenta due diversi ordini architettonici ed è fornita di un meccanismo a campane e della “diana” che suonava a martello in caso di pericolo.

In centro, assolutamente da vedere, il Duomo dal maestoso campanile costruito con materiali che risalgono al I secolo a.C. Sotto l’impianto della cattedrale si trova la Cripta, forse il luogo di maggior fascino e bellezza della città. All’interno, il fitto colonnato colpisce immediatamente vista e attenzione, imponendosi con le variegate tipologie dei pezzi antichi “riciclati”: capitelli, colonne, basamenti, pulviscoli.

L’elegante facciata del Duomo è in stile neoclassico con tre portali d’ingresso “sorvegliati” dalle statue di San Modestino d’Antiochia, patrono della città, e di San Guglielmo da Vercelli, protettore dell’Irpinia. In un prezioso reliquiario è conservata la Sacra Spina della Corona di Cristo, donata alla città da Carlo d’Angiò.

Da visitare anche la splendida cripta romanica dedicata a Santa Maria dei Sette Dolori e affrescata nel Settecento dall’artista irpino Angelo Michele Ricciardi.

Fra i simboli della città c’è la Fontana di Bellerofonte, chiamata anche Fontana di Costantinopoli o Caracciolo, disegnata da Cosimo Fanzago e familiarmente chiamata dagli avellinesi come “Fontana dei tre cannuòli” per i caratteristici tre antichi cannelli da cui sgorga l’acqua, che confluisce in un’ampia vasca, proveniente dalle limpide falde del Partenio.

Il rapporto tra Fanzago e Avellino è stato molto intenso e prolifico. Lo scultore ha senza dubbio lasciato un’impronta artistica forte in città; sono suoi, infatti, anche i due angeli che decorano l’altare maggiore della Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli.

Il Centro Storico conserva antichi palazzi nobiliari come il settecentesco Palazzo de Conciliis, dove agli inizi dell’Ottocento soggiornò il grande romanziere francese Victor Hugo che ricordò il “palazzo di marmo” nei suoi scritti.

L’arteria principale, cuore pulsante della vita sociale e commerciale, è corso Vittorio Emanuele, percorrendo questa strada si arriva a piazza della Libertà, sulla quale è affacciato Palazzo Caracciolo che nel 1735 ospitò re Carlo III di Borbone. Quella che una volta era “Largo“ di Avellino, fu certamente configurata come imponente luogo urbano nell’epoca d’oro della città. La costruzione tra il 1708 ed il 1713, dell’edificio, oggi sede dell’Amministrazione Provinciale, accelerò il processo di trasformazione urbanistica.

Sempre sul corso, antistante la Chiesa del SS Rosario si apre l’ingresso dell’antico Carcere Borbonico, fatto costruire dal re Ferdinando I intorno al 1820. Oggi la struttura è sede degli uffici della Soprintendenza, e della Pinacoteca Provinciale nata dalle acquisizioni di quadri dell’Ottocento e del Novecento. All’interno del Carcere Borbonico è possibile ammirare la mostra “I presepi nel mondo” con opere realizzate nei materiali più disparati provenienti da varie regioni italiane e da ogni parte del mondo.

Dalla parte alta del corso Vittorio Emanuele è possibile accedere alla Villa Comunale, un polmone verde costituito per la maggior parte da platani e tigli.

Alle spalle della Villa Comunale c’è il Museo Irpino, con una sezione Archeologica e una Rinascimentale. La sezione Archeologica, situata al piano terra dell’edificio, presenta le rarissime e straordinarie statue lignee degli Xoana e Il Mosaico a Stagioni, una tomba di un capotribù di Mirabella Eclano sepolto con il suo cane. Nella sezione Rinascimentale sono conservati dipinti di artisti locali del XVII-XIX secolo, cimeli e documenti del Risorgimento e una collezione di ceramiche e porcellane di manifattura napoletana e straniera. Annesse al museo sono una ben fornita Biblioteca che conserva documenti di archeologia e una moderna Mediateca.

Nei pressi della stazione ferroviaria è imperdibile la visita alla Chiesa di San Francesco, dove è visibile un maestoso affresco realizzato da Ettore De Conciliis intitolato il Murale della Pace Bomba atomica e coesistenza pacifica. Esempio importante in Italia del filone legato alla cosiddetta arte sociale.

Febbraio è il mese delle feste in città: il 14 si festeggia il “protettore”, San Modestino martire, che intorno al 300 d.C. visse qui. La memoria collettiva tramanda il racconto dei suoi miracoli che hanno alimentato un culto e una devozione molto sentita ancora oggi. Nel giorno della sua celebrazione i riti religiosi culminano con l’accensione del Focarone, il falò che fra sacro e profano rappresenta un rito che propizia la buona sorte.

Nello stesso periodo si festeggia con sfilate e carri allegorici il Carnevale.

La tradizione gastronomica avellinese esprime una cucina prevalentemente di terra in cui sono protagonisti gli ortaggi, i legumi, le carni bianche, rosse e, nei giorni di magro, non manca il baccalà.

Avellino

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