Eroine Marchigiane: Bianca Benvignati e la sua Ripatransone

I racconti di Bianca Benvignati De’ Tharolis Sono Bianca Benvignati, sposata ad Almonte De’ Tharolis, per tutti donna Bianca, sono nata a Ripatransone all’alba del 1500,  in questo borgo fortificato, il più alto del territorio. Sono cresciuta qui, circondata dalle colline, dalle montagne guardando da lontano il mare infinito, e verso sud , il fiume Tronto confine con il Regno di Napoli. Terra di confine, senza pace in mani straniere, prima i germani, poi i francesi e ora gli spagnoli. Vista di Ripatransone Gli spagnoli…gente di cui non mi fido, sembravano fedeli al papa e rispettosi dei nostri territori e invece… Già una volta, nel 1515, sventolando una lettera di raccomandazione del pontefice Leone X erano stati accolti dalla città con tutti gli onori e invece l’hanno saccheggiata, hanno ucciso, violentato donne e bruciato case. Che orrore! Qualche anno dopo, correva l’anno 1521, era inverno, metà febbraio, un giorno da sud vidi un polverone avanzare, era un gruppo numeroso di uomini al galoppo, riconobbi i colori dello stendardo e delle divise ancora loro…gli Spagnoli. Arrivarono alla porta principale della città e chiesero di nuovo di entrare, era un’armata di ottomila uomini al comando del capitano Garcia Madriguez de Haro. Il consiglio degli anziani impaurito dal numero dei soldati decise di farli entrare di nuovo e di accoglierli con addirittura un banchetto! Mai scelta fu più incauta e infelice. Io rimasi esterrefatta dal comportamento dei nobili ripani, organizzai a casa mia un vero e proprio “summit”, con le donne a cui ero legata da antica amicizia, dissi loro che non mi fidavo della lealtà degli spagnoli, e che i nostri uomini erano pochi e non avrebbero potuto difenderci. Per la seconda volta, a pochi anni di distanza, saremmo state di nuovo in pericolo e oggetto delle sporche voglie degli spagnoli. Continuai dicendo alle mie amiche che dovevamo essere pronte al peggio e che “se i nostri uomini si fossero mostrati vigliacchi ci saremmo dovute difendere da sole.” Le sollecitai ad armarsi e a tenersi pronte a combattere per difendere il nostro onore e la nostra città.  Le mie amiche furono animate dalle mie parole, ricordo ancora i volti decisi di Angela di Zingaro e di Luchina Saccoccia. Come avevo previsto il combattimento cominciò…ci ritrovammo a centinaia sotto il mio palazzo e la guerra ebbe inizio! Era il 16 febbraio 1521 quando arrivò la notizia della caduta di porta d’Agello e che gli Spagnoli dilagavano per la città . Ero terrorizzata, ma interpretai il volo di due colombe come un presagio favorevole così, alla testa della mia truppa rosa, con il mio cavallo, mi precipitai verso l’Agello e mi ritrovai di fronte all’alfiere nemico che sventolava lo stendardo in segno di giubilo. Donna Bianca de’ Tharolis – Tempera su Tela di Angelo Maccaroni, 1869, Ripatransone, Pinacoteca Civica. L’ira si impossessò di me e con tutta la forza che avevo in corpo sferzai un colpo con la spada e stesi a terra il soldato spagnolo sottraendogli anche la bandiera. A quel punto, anche i più pavidi della città, incitati dal nostro esempio, presero coraggio e si armarono a combattere il nemico, nel frattempo a cavallo con lo stendardo del nemico in mano incitavo alla battaglia. Fu così che il capitano Madriguez capitolò con tutta la sua armata e abbandono la città scappando a nord. “…E’ il 16 febbraio 1521, con il cuore addolorato per la caduta di Angela e Luchina, dichiaro la mia Ripatransone finalmente libera…”

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