Maratea è nota come la Città delle 44 chiese.
Le chiese più importanti sono ubicate nel centro storico, ma la chiesa principale è la Basilicata di San Biagio collocata sul Monte San Biagio.
Di grande fascino e partecipazione popolare è la festa dedicata al santo patrono San Biagio.
La festa di San Biagio
Ogni anno, il primo sabato di maggio, con la processione “San Biagio và per la terra” che si svolge tra i ruderi dell’antica Maratea, si dà inizio ai solenni festeggiamenti in onore di San Biagio, protettore della Città; il successivo giovedì, i confratelli dell’antica omonima congrega, fondata nel 1500, trasportano lungo il sentiero montano che collega “ Maratea di suso” a “Maratea di giuso”, la statua argentea coperta da un drappo
rosso porpora che richiama la neutralità del santo durante il tragitto rispetto alle annose dispute tra le due comunità per la titolarità sulla festa. All’ingresso del paese la statua viene tradizionalmente accolta dalle autorità religiose e dal sindaco che le offre le chiavi della città. Il sabato mattina una solenne processione attraversa tutto il centro storico che, per
l’occasione, accoglie una grande fiera, mentre la sera il paese è animato da scenografiche luminarie e concerti musicali.
La domenica mattina una grande folla di fedeli risale monte San Biagio per riaccompagnare il Santo tra le poderose mura della basilica che lo custodirà per tutto l’anno.
Il Cristo Redentore
Sulla cima di monte San Biagio si leva alta la sagoma inconfondibile del Cristo Redentore, visibile da tutti i paesi dell’intero golfo di Policastro. Voluta dal Conte Stefano Rivetti, artefice negli anni ’60, dello sviluppo quasi parallelo industriale e turistico di Maratea, rappresenta nel contempo un simbolo di fede e, per la sua monumentalità, un forte attrattore turistico richiamando migliaia di visitatori ogni anno.
Alta 22 m, con un’apertura di braccia di 19 m e un volto largo 3 m è stata eseguita dallo scultore Bruno Innocenti. Iniziata nel novembre del 1963 e terminata nel 1965, è stata realizzata con una struttura di cemento armato ancorata in profondità nella roccia del sottosuolo e rivestita da un’impasto costituito da cemento bianco e scaglie di marmo di Carrara. Seconda al
mondo per grandezza, dopo la Statua del Corcovado a Rio de Janeiro, ha preso il posto di una Croce Monumentale che era stata eretta nel 1942 per volontà del Cav. Biagio Vitolo.
Il Cristo, dal volto giovane e con la barba appena accennata, avanza lentamente con le braccia aperte e accoglienti verso la Basilica di San Biagio che ha di fronte, in un gesto di protezione verso l’intera comunità.
La Basilica di San Biagio
La tradizione vuole che l’attuale chiesa si è sovrapposta a un antico tempio pagano dedicato alla dea Minerva del quale, però, non è stata mai trovata nessuna evidenza archeologica. Presumibilmente la chiesa ha iniziato a prendere forma intorno al VI-VII sec. d.C., epoca nella quale si suppone sia stata fondata, da una comunità di monaci basiliani, Maratea Superiore.
L’aspetto architettonico dell’edificio è il risultato, nel corso dei secoli, dell’aggregazione di diverse strutture, tra le quali, si pensa, una torre di difesa che, dominando da quel luogo i due lati del monte, fungeva da roccaforte a difesa delle porte d’ingresso alla città. La chiesa intitolata in origine alla Madonna delle Grazie, cambiò il suo nome in onore di S. Biagio,Vescovo d’Armenia, le cui reliquie furono portate a Maratea nel 732 d.C..
La leggenda racconta l’evento miracoloso, che durante una furiosa tempesta fece fermare la nave che trasportava le reliquie del Martire e quelle di San Macario presso l’isolotto di Santo Ianni. I Marateoti vedevano dal castello la nave ferma circondata da una luce divina. Finita la tempesta una forza misteriosa tratteneva la nave impedendole di prendere il mare; questo fu inteso come il segno della volontà del Santo di volersi fermare a Maratea. Le reliquie furono sbarcate e portate nella chiesa e solo allora la nave, con il suo equipaggio, riuscì a ripartire.
Diversi rimaneggiamenti, avvenuti soprattutto dal 1700 sino a pochi anni fa, ne hanno cambiato l’aspetto restituendoci oggi un interno sobrio, che dovrebbe richiamare l’originale stile architettonico. Il 10 agosto del 1940 il papa Pio XII la elevò al rango di Basilica Pontificia.
Certo è che i lunghi secoli di culto a San Biagio, che ha richiamato devoti da luoghi lontani e in particolare da Napoli, avevano dotato la chiesa di numerose opere d’arte di cui molte oggi risultano scomparse, come è documentato per un prezioso coro ligneo e una grande pala d’altare, dipinta nel 1578 dal pittore napoletano Michele Curia, collocata in fondo al presbiterio e composta da tre dipinti su tavola raffiguranti al centro la Madonna delle Grazie con Bambino, a destra San Giovanni Battista e a sinistra San Biagio, impaginati in una preziosa cornice intagliata e dorata.
Sulla prima colonna a sinistra si vede un affresco tardo quattrocentesco raffigurante una Madonna con Bambino detto Madonna del Melograno riportato alla luce nel 1963. Di ottima fattura sono i seicenteschi bassorilievi in marmo con l’Annunciazione e la Madonna della Sapienza.
Sulla parete di sinistra del presbiterio una tela settecentesca di scuola napoletana raffigura San Biagio in gloria che protegge la città raffigurata con torri e mura di difesa. Nella navata di sinistra, al centro, sull’altare Maggiore è collocata la statua lignea del 1700 della Madonna delle Grazie, mentre in fondo si trova il tabernacolo donato dal Canonico Guglielmo Deodato nel 1519.
Sono di antica fattura il Battistero in pietra bianca e il cancello della porta centrale in ferro e bronzo. I sei altari in marmi policromi di produzione napoletana del settecento sono stati ricostruiti e ricollocati nel 1978; in quello sul presbiterio a sinistra sono conservate le reliquie di San Macario.
La centralità del Santuario è sicuramente rappresentata dalla Regia Cappella che custodisce l’antica urna di pietra contenente il torace e parte del cranio di San Biagio e la statua del busto del Santo in argento realizzata dallo scultore Romano Vio nel 1979, copia dell’originale, realizzato da Domenico De Blasio a Napoli nel 1706, rubata nel 1976 e mai ritrovata. L’ appellativo Regia Cappella deriva dallo Jus Patronato acquisito nel 1619 dal re di Napoli Filippo IV con una donazione di 1000 ducati. In quegli anni la Confraternita di San Biagio abbellì laCappella con i marmi e le colonne che oggi si vedono. In passato, ma anche recentemente, si è verificato il prodigio della Sacra Manna che sotto forma di un liquido, gocciola dalle colonne e dall’urna del Santo e alla quale si attribuiscono miracolose proprietà di guarigione soprattutto per i mali della gola.
Maratea festeggia San Biagio, suo protettore, con una festa di quattro giorni che termina la seconda domenica di maggio di ogni anno.