Il Lacryma Christi, prodotto con uve autoctone del Vesuvio, era già conosciuto ai tempi dei Romani. Le prime testimonianze della coltivazione dell'uva alle falde del Vesuvio risalgono, infatti, al V secolo a.C. con vitigni che, secondo Aristotele, discendono dagli Aminei della Tessaglia, portati qui dai Greci. Le radici dei vigneti vesuviani affondano nel terreno lavico, scuro e poroso, che non necessita di essere innaffiato in quanto trattiene l'umidità per poi rilasciarla.

Il nome stesso Lacryma Christi deriva da antiche leggende e narrazioni, come quella che vuole che Lucifero, angelo cacciato dal paradiso, nella sua discesa agli inferi abbia portato via con sé proprio un pezzo di Paradiso. Dopo il furto, sprofondò nelle viscere dell’Inferno lasciando dietro di sé una voragine da cui sorse il Monte Vesuvio. Gesù, riconoscendo nel Golfo di Napoli il Paradiso rubato, addolorato per il furto pianse lacrime copiose e dalle sue lacrime il suolo, alle pendici del vulcano più famoso del mondo, divenne così fertile da dar vita alle prime piante di vite vesuviana, generatrici del rinomato Lacryma Christi.

 

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