L’Abbazia del Goleto

Tra storia e silenzio mistico

La Provincia di Avellino è ricca di borghi da esplorare e conoscere. Ma ci sono dei luoghi che meritano un approfondimento particolare. Uno di questi è l’Abbazia del Goleto, uno dei posti che più restano nei cuori e negli animi di chi, tra le vie irpine, decide di “imbattersi” in questo “monumento al silenzio”.

Proprio il silenzio, qui, regna, e avvolgerà il viaggiatore che supererà il grande arco d’ingresso, invitandolo alla meditazione e alla contemplazione, guardando prima dentro di sé e poi all’esterno. Ma una volta che lo sguardo si poserà sul “materiale“, potrà osservare le “cicatrici” impresse sulle pietre, di storie che lungo i millenni hanno portato a quello che oggi si vede: storie di donne e di uomini, di santi e contadini, storie di fasti e abbandoni.

Un cammino che ancora oggi prosegue e che fa dell’Abbazia del Goleto il cuore pulsante posto al centro dell’Irpinia.

 

Un po' di storia

Il racconto dell’Abbazia benedettina di San Guglielmo al Goleto è lungo e frastagliato.

Il tutto è iniziato nel 1133 quando Guglielmo da Vercelli arrivò in zona. Passò un periodo dormendo in un tronco d’albero fin quando un nobile normanno, Signore di Monticchio, una località tra Sant’Angelo dei Lombardi e Rocca san Felice, gli donò il terreno dove iniziò a costruire la badia.

Costruita una chiesa dedicata al Santissimo Salvatore, la struttura iniziò a ruotare intorno a quest’ultima. Infatti, dove vi era l’abside, ad est, si trovava l’accesso al monastero grande, di ramo femminile dove alloggiava anche la badessa, la quale rappresentava l’autorità suprema. Al fianco della facciata, ad occidente, invece, c’era il monastero piccolo, dove vivevano i monaci, i quali avevano il compito di provvedere al servizio liturgico e alla parte amministrativa.

Guglielmo (poi divenuto santo e protettore dell’Irpinia) morì tra il 24 e il 25 giugno 1142. Già all’epoca la chiesa aveva avuto dei rifacimenti, ed al suo interno furono accolte le spoglie del fondatore benedettino.

La guida dell’Abbazia del Goleto fu affidata a badesse molto importanti come Febronia, Marina I e II, Agnese e Scolastica, permettendo, così, alla cittadella monastica di divenire celebre per la santità delle sue monache, facendo arricchire il luogo di preziose opere d’arte ed ottenendo una gran quantità di terreni. In particolare Febronia farà costruire la torre di difesa che prende il suo nome, e Marina II edificherà la cappella di San Luca, uno dei monumenti più preziosi dell’Italia Meridionale.

Per almeno due secoli l’influenza della comunità monastica fu molto forte sui territori che oggi costituiscono l’Irpinia, la Puglia e la Basilicata, soprattutto grazie alla protezione della nobiltà normanno-sveva.

L’arrivo della peste nera, nel 1348, inizia a segnare il declino del monastero, fino ad arrivare alla definitiva soppressione del 24 gennaio 1506, ad opera di papa Giulio II. L’ultima badessa morirà nel 1515 decretando la definitiva chiusura.

Finita la comunità femminile, l’Abbazia del Goleto è stata unita a quella di Montevergine che provvedeva a mantenere la presenza, all’interno del monastero, qualche monaco.

Questo ha fatto sì che iniziasse una lenta ripresa fino al XVIII secolo quando, a causa dei danni subiti dal sisma del 29 novembre 1732, cominciò un’opera di restauro completo che comprese anche la costruzione della “chiesa grande” ad opera di Domenico Antonio Vaccaro.

Nel 1807 Giuseppe Bonaparte, sovrano di Napoli, fece nuovamente sospendere ogni attività in questo luogo. Questa volta, però, il corpo di San Guglielmo fu trasferito all’Abbazia di Montevergine e le suppellettili del Goleto furono divise tra i vari paesi vicini.

Iniziò così un periodo di totale abbandono, con la struttura lasciata alla mercé di chi, nel tempo, ne ha approfittato per trafugare, portare via pietre, portali e le intemperie unite all’incuria fecero crollare tetti e pareti. L’unica parte che continuò ad essere abitata furono i casali dei contadini.

Nel 1973 un monaco benedettino proveniente da Montevergine, Padre Lucio Maria De Marino, si stabilì all’interno dei ruderi del Goleto, cercando di riportare l’attenzione sul dovere di recuperare sia materialmente che spiritualmente quel posto. 

Iniziò così la “rinascita” del monastero, fino a giungere al 1990 quando la compagnia dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, ha preso in cura l’Abbazia del Goleto che oggi è diventata una delle mete più ricercate tra i fedeli e gli appassionati di storia.

Le nostre attività all'Abbazia del Goleto

Grazie ad eiTRAVEL potrete passare dei momenti di totale relax immersi in un luogo ricco di spiritualità e di storia. Il modo migliore è vivere l’esperienza del pacchetto “Il mistero di Rocca, la magica Mefite e l’Abbazia del Goleto“, il tour che vi permetterà, tra le altre cose, di visitare l’antico monastero e trascorrere del tempo in un luogo dove il tempo stesso sembra essersi fermato, nell’armonia della Natura, al centro di uno dei monumenti culturali più importanti della Provincia di Avellino.

 

 

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