ALGERIA DEL NORD

Un tappeto di rovine sulla soglia dell’eternità

In previsione del mio imminente viaggio, avevo ricercato e ammirato decine e decine di fotografie e filmati sulle bellezze archeologiche dell’Algeria del nord. Ero dunque pronta a quelle distese - a perdita d’occhio - di rovine in ottimo stato di conservazione, alle vestigia millenarie stagliate contro un cielo blu zaffiro, e mi dicevo: sarà bellissimo vederle "dal vivo", bellissimo.

Come è stato? DISORIENTANTE. Meravigliosamente disorientante. Ero sì pronta a ciò che avrei visto, quell’architettura possente contro un cielo infinito, ma non ero consapevole di cosa avrei provato. Dinnanzi a quelle pietre volte all’eternità, l’emozione che provi irrompe potente in un silenzio assoluto, interrotto solo dagli echi del passato portati dal vento.

L’ Algeria è considerata, dopo l’Italia, il più importante Paese di archeologia romana al mondo. I siti si articolano in una tavolozza variegata, a rappresentare la molteplicità di volti di questa destinazione unica. Un viaggio nel nord regala emozioni continue: gli occhi si riempiono di colonne, capitelli, architravi, e il cuore esulta di gioia tra le pieghe di un fasto così tangibile, da sfidare l’eternità. Tra le meraviglie, Djamila, Timgad e Tipasa, donano esperienze tra loro molto diverse, complici i panorami che da secoli cullano queste antiche perle d’Africa.

Uno dei siti più noti e grandi dell’Algeria romana, Timgad (Thamugadi) è costituito da una tale distesa di rovine, che restituisce perfettamente l’immagine di una metropoli del mondo antico. Lo sviluppo della città fondata da Traiano, quindi I-II secolo d.C, fu tale che infranse anche la rigida planimetria ortogonale delle classiche città romane, divenendo un intrico di vicoli e strade che si intuisce chiaramente ancora oggi. Fra di essi si ergono basiliche, templi e archi di trionfo. La città venne edificata con la precisa funzione di contrasto ai gruppi Berberi del Massiccio dell’Aurés, lì dove in precedenza non c’era nulla. È una forte emozione camminare tra le rovine di Timgad, Patrimonio UNESCO dal 1982, dove il decumano e il cardo sono chiaramente distinguibili e, a tratti, ancora affiancati da un colonnato corinzio parzialmente restaurato. Sul finale del decumano, a occidente, si trova l’arco dedicato al fondatore della città, Traiano, alto 12 metri. Dagli studi pare non nacque come arco di trionfo ma, probabilmente, come porta della città, successivamente modificata. Il sito comprende inoltre una basilica, la biblioteca, quattro terme ed un teatro da 3.500 posti a sedere, così ben conservato che tutt’oggi ospita rappresentazioni. A Timgad si trovano inoltre il grande tempio dedicato a Giove Capitolino, che compete per dimensioni con il Pantheon di Roma, chiese e fortificazioni bizantine risalenti agli ultimi anni della città.

Città dalla lunga storia punica, romana e bizantina, con l’anfiteatro, le terme, i resti della Basilica protocristiana più grande d’Africa e il suo museo, Tipasa offre una costante, seducente ed incomparabile vista sul Mediterraneo. Fondata dai Fenici, abitata dai Cartaginesi, dai Romani e dai Bizantini, la città ebbe sempre un ruolo fondamentale nei commerci, poiché ubicata in riva al mare. Qui lo sfondo azzurro intenso del Mediterraneo sfuma in quello più tenue del cielo, restituendo immagini evocative e poetiche. La bellezza di Tipasa ammaliò anche il celebre scrittore Albert Camus, tra i cui versi troviamo “Tipasa abitata dagli dei e gli dei parlano nel sole e nell'odore degli assenzi.” Stupirà, una volta vista la sua magnificenza, che la città non ebbe nel passato un grande sviluppo delle arti, avendo avuto più che altro un ruolo economico nello scacchiere nordafricano.

Djemila, la Bella, una delle più straordinarie città romane d’Africa. Anticamera del sito, il sorprendente museo: un incredibile repertorio di mosaici, per lo più strappati da ville e altri edifici pubblici e privati della città. La ville si stende come un tappeto sulle colline diradanti, lasciando al viaggiatore un indelebile ricordo. L’ambientazione nella quale il sito è custodito, lascia letteralmente a bocca aperta: in una regione montuosa lussureggiante, ricca di verdi pascoli e dolci colline variopinte, Djemila sorge su di uno sperone roccioso alla confluenza di due oued. Sin da lontano, mettendo a fuoco lo sguardo, si noteranno colonne, archi di trionfo, templi e strade lastricate. Ancora una volta la ricchezza e la vastità del sito sono incredibili. Il nome è di origine berbera, ma fu fondata alla fine del primo secolo come colonia per veterani romani, all’incrocio di due importanti assi stradali. Ebbe un periodo particolarmente florido nel III secolo, nonostante le forti ribellioni dei berberi. Dal 1909 fino all’indipendenza, archeologi francesi hanno condotto importanti scavi, poi abbandonati, che hanno portato alla luce quasi tutta la città. Tuttavia ci sarebbe ancora molto da scavare, e da scoprire.

Valentina Rubbi

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