BOMARZO E IL PARCO DEI MOSTRI

Il Sacro Bosco di Bomarzo

 

Sulla Strada del Vino della Teverina sorge Bomarzo, la Città della Nocciola “appollaiata” su uno degli ultimi speroni rocciosi protesi verso la valle del Tevere e originati dalle colate laviche dell’apparato vulcanico dei monti Cimini.

L’uso del peperino, la roccia magmatica tipica del borgo, ha avuto il suo culmine nella realizzazione cinquecentesca del Parco dei Mostri, voluto e fatto costruire da Vinicio Orsini nel XVI secolo, in memoria della moglie scomparsa. Egli chiese agli architetti Pirro Ligorio e Jacopo Barozzi da Vignola, detto il Vignola, di sistemare nel parco costruzioni “impossibili”, mostri e animali mitologici. Al tempo infatti c’erano fortissime influenze alchemiche.

Diverse le iscrizioni che tendono a stupire e confondere il visitatore più che a guidarlo. I simboli si mescolano e si sovrappongono. Nel tempo furono tanti gli studiosi che provarono, non senza frustrazione, a capirne la logica. Gli enigmi, ancora irrisolti, sono nascosti in ogni luogo. C’è una casa inclinata e statue misteriosissime. La tecnica e il virtuosismo dominano tutto il complesso monumentale. È il Manierismo brillantemente sintetizzato e rappresentato dall’iscrizione su un pilastro che recita “Sol per sfogare il core”.

Le citazioni riguardano opere di Ariosto e di Petrarca. Il parco fu fonte di ispirazione di artisti di varia sensibilità, primo fra tutti quel genio misterioso e complesso di Salvador Dalì.
Il Parco è stato restaurato nella seconda metà del Novecento da Giancarlo e Tina Severi Bettini, sepolti nel tempietto interno al parco che forse è anche il sepolcro di Giulia Farnese.

Recentemente, su una terrazza a strapiombo sulla Valle del Fosso Castello, si è avuta una curiosa scoperta: una misteriosa Piramide Etrusca, una pietra alta circa 16 metri sulla quale sono state scolpite gradinate che portano a un altare.

A Bomarzo da non perdere: il Palazzo Orsini, la Chiesa di Santa Maria Assunta, il duomo che custodisce le reliquie di Sant’Anselmo. Al Santo di Bomarzo è dedicata anche una specialità dolciaria. Si narra che nel V sec. d.C. una ciambella all’aroma di anice fosse chiamata “pane di Sant’Anselmo” perché l’allora vescovo della città, Anselmo, oggi Santo Patrono festeggiato il 24 e 25 aprile fece produrre un pane dolce per i poveri che percorrevano la via Francigena. Per smaltire questa delizia, in molti si cimentano in escursioni, trekking ed equitazione.

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