Personaggi famosi nati del Molise

I 'natali' molisani

Sono numerosi i personaggi divenuti famosi che hanno le radici molisane o che hanno deciso di far divenire questa terra la loro patria. 

Celestino V

Pietro Angelerio nasce in Molise intorno al 1210, undicesimo di dodici figli, da famiglia di poveri e semplici agricoltori. L’infanzia di Pietro è circondata da fantasiose leggende che preannunciano una vita misteriosa e straordinaria. La sua vocazione alla vita religiosa si manifestò subito e, dopo attenta riflessione, bussò alla porta del monastero benedettino di Faifoli per essere ammesso a fare esperienza di vita monastica. Il giovane Pietro non ne rimase entusiasta giacché il suo spirito anelava ad una più rigorosa disciplina ascetico- contemplativa.

Fondò verso il 1264 una congregazione di eremiti (incorporata nell'ordine benedettino da Urbano IV, e in seguito confermata da Gregorio X nel 1275) che da lui si chiameranno in seguito celestini. La lunga vacanza del trono papale, alla morte di Niccolò IV (4 apr. 1292), finì con la sua elezione a pontefice, avvenuta a Perugia il 5 luglio 1294, e dovuta alla sua fama di santità, non meno che all'influenza di Carlo II d'Angiò. Consacrato il 29 ag. 1294 all'Aquila, si stabilì a Napoli. Troppo vecchio, incapace di liberarsi delle continue richieste di favori da parte dei suoi monaci, e più di Carlo II (che lo indusse a nominare varî cardinali francesi), il 13 dic. 1294 volle abdicare. 

Celestino V

Benito Jacovitti

Disegnatore e autore di fumetti italiano, nasce a Termoli il 19 marzo 1923. Precocissimo talento umoristico, esordì nel 1940 sulle pagine del Vittorioso con le storie dei tre scapestrati ragazzi Pippo, Pertica e Palla, i suoi più noti e duraturi personaggi. Nel 1957 creò, per il supplemento settimanale de Il Giorno, la serie di Cocco Bill (dal 1968 trasferita sul Corriere dei piccoli), che racconta le storie di un parodistico giustiziere del West, e quella di Tom Ficcanaso, sulle esilaranti peripezie di un giornalista di cronaca. Autore anche di una simpatica riduzione di Pinocchio, Jacovitti fu, per il suo inconfondibile stile grafico e per il suo umorismo che attinge volentieri al nonsense, uno dei più apprezzati, anche all'estero, tra gli autori italiani del genere comico. Muore a Roma il 3 dicembre 1997. (Fonte Treccani).

Benito 'Jac' Jacovitti

Fred Bongusto

Fred Bongusto, pseudonimo di Alfredo Antonio Carlo Buongusto (Campobasso, 6 aprile 1935 – Roma, 8 novembre 2019), è stato un cantautore, compositore e produttore discografico italiano.

Molto popolare negli anni Sessanta e Settanta, grazie alla sua vocalità calda e suadente è considerato, insieme a Bruno Martino, il cantante confidenziale per antonomasia della musica leggera italiana. Tra i suoi maggiori successi discografici vi sono FridaDoce doceAmore fermatiUna rotonda sul mareSpaghetti a DetroitBalliamoTre settimane da raccontareMalaga.

Dalla fine degli anni Sessanta è stato inoltre tra i più ricercati autori italiani di musica da film, soprattutto nel genere della commedia all'italiana, vincendo per due volte il Nastro d'Argento per la migliore colonna sonora.

Ha collaborato nel corso della sua lunga carriera con artisti internazionali tra cui Chet Baker, Don Costa, Toquinho, Vinicius de Moraes e Antonio Carlos Jobim.

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Fred Bongusto

Tony Dallara

Antonio Lardera, questo il vero nome del cantante Tony Dallara, nasce a Campobasso il 30 giugno 1936. Ultimo di cinque figli, nasce in una famiglia dedita alla musica: il padre Battista in passato è stato corista alla Scala di Milano. La madre Lucia era governante presso una ricca famiglia del capoluogo lombardo.

Tony in quel periodo è un grande ammiratore di Frankie Laine e del gruppo "The Platters"; è proprio al modo di cantare di Tony WIlliams (cantante dei "Platters") che Tony si ispira, componendo canzoni con il tipico stile terzinato del gruppo.

Nel 1957 viene assunto come fattorino all'etichetta discografica "Music": il boss Walter Guertler lo ascolta per caso cantare, si interessa e viene a sapere dell'attività parallela di Tony, come cantante; va ad ascoltarlo al Santa Tecla e propone a lui e al gruppo un contratto.

È in questa occasione che gli viene suggerito il nome d'arte di "Dallara", in quanto Lardera è considerato un cognome poco musicale: incide su 45 giri uno dei cavalli di battaglia del gruppo, "Come prima". Questa canzone - il cui testo è scritto da Mario Panzeri - era stata presentata al Festival di Sanremo nel 1955, senza però passare la selezione.

Il 45 giri di "Come prima" viene pubblicato alla fine del 1957: in breve tempo raggiunge il primo posto delle classifiche, rimanendovi per molte settimane. Venderà oltre 300.000 copie (record di vendita per quei tempi) e diventando di fatto uno dei pezzi simbolo della musica italiana degli anni '50.

Si ritira dal mondo della musica durante gli anni '70 per dedicarsi a una sua altra grande passione, la pittura: espone i suoi quadri in diverse gallerie e conquista la stima e l'amicizia di Renato Guttuso.

Tony Dallara

Pasquale Gravina

Nato a Campobasso, è stato protagonista di una carriera da atleta straordinaria: 34 titoli vinti complessivamente, di cui 21 nelle squadre di club e 13 nella Nazionale Italiana. Si ricorda in particolare che quest’ultima, grazie soprattutto alle numerose vittorie ottenute negli Anni ‘90, è stata insignita a Buenos Aires nel 2002 dalla FIVB (Fédération Internationale de Volleyball) del titolo di Squadra del XX secolo.

Svolge dal 2005 interventi d’aula e attività di team building, potendo contare oltre che sul background di atleta internazionale, anche sull’esperienza diretta di gestione aziendale avendo ricoperto prima il ruolo di Agente sportivo dal 2005 al 2009 e successivamente quello di Amministratore Delegato  della Sisley Volley dal 2009 al 2012. Dal 2012 al 2015 è stato Presidente di Volley Treviso, società sportiva che si occupa di formazione e addestramento giovanile. Dal 2015 al 2016 è stato Amministratore Delegato di Trenkwalder Formazione, società specializzata nella progettazione e realizzazione di percorsi formativi volti a sviluppare competenze trasversali e professionalizzanti nel mondo del lavoro.

Pasquale Gravina

Robert De Niro

Verso la fine del XIX secolo, una coppia di molisani – Giovanni Di Niro e Angiolina Mercurio – ha attraversato l’Oceano Atlantico per approdare negli Stati Uniti. Il paese molisano da cui sono partiti è Ferrazzano, un comune in provincia di Campobasso che oggi conta 3345 abitanti.

Arrivati in terra americana, il cognome da Di Niro venne cambiato in De Niro. Non si conosce con certezza il perché, ma quella del cambiamento dei nomi era una procedura che spettò a molti immigrati una volta giunti nella terra a stelle e strisce. Una cosa però è certa: quei due molisani erano i bisnonni di Robert De Niro.

Attore prolifico e versatile, è considerato uno dei migliori attori della storia del cinema, soprattutto per l'importante produzione a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Novanta del XX secolo, in cui ha avuto modo di lavorare con rinomati registi in pellicole di enorme successo. Perfezionista noto per la maniacale preparazione e documentazione dei suoi ruoli, ha interpretato alcuni tra i più noti, travagliati e complessi personaggi apparsi sullo schermo. Ha inoltre ampliato la sua carriera autodirigendosi in un paio di occasioni e ha contribuito alla nascita del TriBeCa Film Center.

Robert De Niro

Giose Rimanelli

Di padre italiano (Vincenzo Rimanelli, emigrato molisano) e madre canadese (Concettina Minicucci), Giose Rimanelli nasce a Casacalenda il 28 novembre 1925. Dal 1960 ha vissuto due anni in Canada e 56 anni negli Stati Uniti, dove ha insegnato Italiano e Letteratura comparata in varie università (New York University, Sarah Lawrence University, Yale University, British Columbia, University of California-Los Angeles e State University of New York at Albany), oltre a continuare la sua carriera di scrittore e poeta. Ha vissuto a Lowell (Massachusetts) per oltre 30 anni fino alla morte nel 2018, con la moglie Sheryl Lynn Postman (professore universitario all'University of Massachusetts-Lowell). 

Il suo nome è principalmente legato al romanzo Tiro al piccione (1953), fra i pochi esempi della cosiddetta "letteratura dei vinti" (i reduci della Repubblica Sociale Italiana), da cui è stato tratto il film omonimo per la regia di Giuliano Montaldo. 

Ha collaborato come critico teatrale e autore di commedie con la rivista Il dramma e come critico letterario, con lo pseudonimo di A. G. Solari, con Lo Specchio di Giorgio Nelson Page. In Canada, è stato caporedattore de Il cittadino canadese di Montréal.

È stato il primo italiano invitato a parlare alla Biblioteca nazionale (la Biblioteca del Congresso) degli Stati Uniti nel 1960. Nel 1994, il suo primo romanzo in inglese, Benedetta in Guysterland (Guernica Press) ha vinto il prestigioso premio American Book Awards. Nel 2008, ha ricevuto il Premio Acerbi (Castel Goffredo) per la carriera di successo in ambito della letteratura italoamericana.

Giose Rimanelli

Vincenzo Cuoco

Scrittore, giurista, politico, storico ed economista italiano. Nacque a Civitacampomarano, un piccolo borgo del Contado di Molise, al secolo parte del Regno di Napoli (attualmente in provincia di Campobasso), figlio di Michelangelo Cuoco, un avvocato e studioso di economia, appartenente ad una famiglia della locale borghesia di provincia, e di Colomba de Marinis.

Ricevuta una prima istruzione nel vivace ambiente illuministico del paese natìo, animato dalla famiglia Pepe, a cui era imparentato (tra i parenti ebbe come cugino Gabriele Pepe), nel 1787 si recò a Napoli per studiarvi diritto e fu allievo privato di Ignazio Falconieri. Non terminò gli studi di legge, ma a partire da questo periodo si interessò di questioni economiche, sociali, culturali, filosofiche e politiche, materie che resteranno sempre al centro della sua attività e dei suoi interessi.

Nell'ambiente culturale napoletano conobbe ed entrò in contatto con intellettuali illuminati del Sud, tra i quali anche il conterraneo Giuseppe Maria Galanti (1743-1806), che in una lettera del 4 settembre del 1790 al padre Michelangelo, descrive Vincenzo: "capace, di molta abilità e di molto talento", ma "trascurato" e "indolente", forse non soddisfatto appieno della collaborazione di Vincenzo alla stesura della sua Descrizione geografica e politica delle Sicilie.

Partecipò attivamente alla costituzione della Repubblica Napoletana nel 1799 ed alle sue vicissitudini, ricoprendovi le cariche di segretario del suo ex-docente Ignazio Falconieri e di organizzatore del Dipartimento del Volturno.

In seguito alla capitolazione della Repubblica per mano delle truppe sanfediste del cardinale Fabrizio Ruffo ed al susseguente ritorno al potere dei Borboni, conobbe il carcere per alcuni mesi, venendo inoltre condannato alla confisca dei beni e quindi costretto all'esilio, dapprima a Parigi e poi a Milano, dove già nel 1801 pubblicò il suo capolavoro, il Saggio storico sulla rivoluzione napoletana, poi ampliato nella successiva edizione del 1806.

Sempre a Milano, tra il 1802 ed il 1804 diresse il Giornale Italiano, dando un'impronta economica di rilievo al periodico e svolgendo una vivace attività pubblicistica, che proseguirà anche a Napoli con la sua collaborazione al Monitore delle Sicilie.

Nel 1806 pubblicò il suo Platone in Italia, originale romanzo utopistico proposto in forma epistolare, e quindi rientrò nel Regno di Napoli governato da Giuseppe Bonaparte, ricoprendovi importanti incarichi pubblici, prima come Consigliere di Cassazione e poi Direttore del Tesoro, distinguendosi inoltre come uno dei più importanti consiglieri del governo di Gioacchino Murat.

In questo ambito preparò nel 1809 un Progetto per l'ordinamento della pubblica istruzione nel Regno di Napoli, nel quale l'istruzione pubblica è vista come indispensabile strumento per la formazione di una coscienza nazional popolare. Seguace del Pestalozzi, Cuoco prospetta «un'istruzione generale, pubblica ed uniforme». 

Dal 1810 ebbe l'incarico di Capo del Consiglio Provinciale del Molise e, durante la durata di tale impiego, scrisse nel 1812 Viaggio in Molise, opera storico-descrittiva sulla sua regione natale a cui restò legato grazie anche alla stretta parentela con la famiglia Pepe (Gabriele Pepe), presso la quale si conservano ancora suoi scritti e ritratti.

Vincenzo Cuoco

Gennaro Perrotta

Nacque a Termoli il 19 maggio 1900. Di ingegno precoce, conseguì la maturità a 16 anni appena compiuti, presso il liceo classico "Vittorio Emanuele II" di Lanciano, venendo subito dopo ammesso all'Istituto di studi superiori di Firenze come allievo di Giorgio Pasquali. A soli 20 anni divenne docente di lettere classiche nei licei. In seguito fu nominato Preside del Liceo Classico "Mario Pagano" di Campobasso e, tra il 1930 e il '36 ottenne numerose cattedre universitarie tra Catania, Cagliari e Pavia. Nel 1938 gli venne assegnata la cattedra di letteratura greca del defunto Ettore Romagnoli presso l'università di Roma. Da questo osservatorio privilegiato poté formare intere generazioni di studenti e docenti universitari. Fra i suoi allievi romani vi fu Luigi Enrico Rossi.

Morì a Roma nel 1962, lasciando più di un centinaio di opere, compreso il celebre Disegno storico della letteratura greca, manuale molto usato nei licei classici. I suoi numerosi studi sui lirici e tragici greci si sono rivelati indispensabili per la comprensione della metrica classica, inoltre a detta di taluni professori universitari cambiarono il modo di sentire non solo le opere degli antichi, ma anche - per mezzo di esse - l'intero mondo greco, così come le sue numerose traduzioni di Saffo e di Alceo.

Il liceo classico della sua città natale, Termoli, è intitolato a lui e gli dedica ogni anno un agone internazionale di traduzione dal greco antico di un'opera di Sofocle e qualche anno fa, lungo Corso Nazionale, è stata inaugurata una statua in bronzo che lo raffigura.

Gennaro Perrotta

Aldo Biscardi

Originario di Larino in provincia di Campobasso, si laurea in giurisprudenza all'Università Federico II di Napoli con Giovanni Leone. Era il fratello del senatore e politico dei DS, Luigi Biscardi, e aveva una sorella, Teresa.

Esordisce nel giornalismo nel 1952 diventando collaboratore del quotidiano napoletano Il Mattino. Nel 1956 va al quotidiano romano Paese Sera e poi succede ad Antonio Ghirelli nella direzione delle pagine sportive, diventando caporedattore. Viaggia in tutto il mondo come inviato speciale, seguendo significativi avvenimenti sportivi internazionali come i mondiali di calcio seguiti dal 1958.

Entra in Rai nel 1979 come caporedattore e vi rimane fino al 1993, raggiungendo la carica di vicedirettore del TG3. Nel 1980 lancia, su Rai 3, Il Processo del Lunedì, trasmissione di dibattiti sul mondo del calcio, soprattutto sul campionato di Serie A. Nei primi anni ne cura la realizzazione; dal 1983 passa alla conduzione in prima persona. Contemporaneamente, cura anche Sport Tre (1981-83), rubrica domenicale di cronache, commenti, inchieste, dibattiti (condotta fra gli altri anche da Nando Martellini) e idea anche Domenica Gol (1983-93) e il notiziario Derby - Quotidiano Sportivo (1987-93).

In una puntata del Processo in onda nel giugno 1993 è pesantemente attaccato in diretta da Silvio Berlusconi, che interviene nel programma telefonicamente per protestare animatamente del modo di presentare notizie che lo riguardavano. Il mese successivo lascia la Rai per TELE+, primo canale sportivo a pagamento in Italia, di cui è stato direttore responsabile della testata giornalistica sino al 1996[. Nel passaggio alla responsabilità del palinsesto di TELE+ propone la stessa formula della sua nota trasmissione, ma ne cambia il nome, che diventa Il processo di Biscardi; la proprietà del format del Processo del lunedì rimane alla Rai. 

Nel 1996 trasferisce il programma su Telemontecarlo che nel 2001 si trasforma in LA7. Tra la fine degli anni novanta e l'inizio del 2000 al Processo, trasmesso su reti nazionali, affianca il giorno seguente il Derby del martedì, in onda sull'emittente locale genovese Telenord. Nel 2005, con la nascita del digitale terrestre di LA7, Biscardi diventa direttore della testata giornalistica sportiva e direttore del canale sportivo La7 Sport, esordito il 27 agosto 2005 e poi chiuso il 1º aprile 2007. Nel maggio 2006 lascia LA7 a seguito del suo coinvolgimento nello scandalo successivamente denominato Calciopoli[ Dal 2006 il suo programma è andato in onda su 7 Gold per poi passare dal 2013 su T9 e in seguito su un circuito di altre televisioni locali, e dal 2015 su Sport 1.

Vincitore di diversi premi, ha intervistato personaggi politici, del mondo della cultura e dello spettacolo. Dalla stagione televisiva 2008/2009, oltre a condurre il Processo, svolge anche il ruolo di inviato per il programma televisivo Quelli che... il calcio di Rai 2.

Aldo Biscardi

Elio Germano

Originario di Duronia, dove ha anche una casa, è un attore e regista teatrale italiano.

Nel corso della sua carriera, ha ottenuto, tra gli altri premi, quattro David di Donatello per il miglior attore protagonista per Mio fratello è figlio unicoLa nostra vitaIl giovane favoloso e Volevo nascondermi. Per La nostra vita ha vinto anche il Nastro d'argento al migliore attore protagonista ed il Prix d'interprétation masculine al Festival di Cannes 2010. Per l'interpretazione del pittore Antonio Ligabue nel film Volevo nascondermi ha ricevuto anche l'Orso d'argento per il miglior attore al Festival di Berlino 2020.

Elio Germano

Francesco Jovine

Nato a Guardialfiera il 9 ottobre 1902 da Amalia Loreto e da Angelo Jovine, una famiglia di contadini nella cui casa era presente una discreta biblioteca, mostrò un interesse molto precoce per la letteratura. Fu così che abbandonò presto gli studi iniziati nell'Istituto tecnico di Larino per frequentare la scuola magistrale di Velletri e poi di Città Sant'Angelo, dove si diplomò nel 1918. Insegnante in scuole private di Maddaloni e di Vasto, continuò a studiare per proprio conto soprattutto la filosofia di Croce e di Gentile. Dopo il servizio militare svolto a Roma, ottenne l'abilitazione magistrale nel 1923 insegnando a Guardialfiera e, dal 1925, a Roma, dove si laureò nella Facoltà di magistero e divenne direttore didattico.

Curatore della rubrica letteraria delle riviste «Italianissima» e «I diritti della scuola», si schierò a favore del realismo in letteratura: nel 1928, anno in cui sposò Dina Bertoni, scrisse la commedia Il burattinaio metafisico, una satira della drammaturgia pirandelliana. La riaffermazione del realismo e una critica del dannunzianesimo è altresì presente nel suo primo romanzo, pubblicato nel 1934, Un uomo provvisorio, vicenda di un decadente che vive in città ma ritrova i valori autentici della vita nel proprio paese di origine. La censura fascista proibì il libro con l'accusa di «disfattismo». Un tema analogo è presente in Ragazza sola, pubblicato a puntate nel 1937 in «I diritti della scuola».

Avvicinatosi al marxismo e insofferente del regime imperante, nel 1937 preferì allontanarsi dall'Italia con la moglie accettando un incarico di insegnante a Tunisi e poi a Il Cairo. Rientrarono in patria nel maggio del 1940, e Jovine pubblicò la raccolta di racconti Ladro di galline, nei quali sono protagonisti giovani intellettuali di provincia che cercano di inserirsi in città e lo stesso mondo contadino, poverissimo ma sempre guardato con nostalgia.

In questo periodo fu collaboratore delle riviste Oggi e L'Italia letteraria, e dei quotidiani Il MattinoIl Popolo di Roma e Il Giornale d'Italia, dove pubblicò nel 1941 una serie di articoli sul suo Molise, che saranno raccolti in volume e pubblicati postumi nel 1967 con il titolo Viaggio in Molise. Nel 1942, dopo una lunga gestazione, apparve il romanzo Signora Ava, ambientato negli anni del passaggio del paese nativo di Guardialfiera dal Regno borbonico al Regno d'Italia, durante il quale nulla cambia per i contadini del paese: rimane il latifondo che li condanna a un destino di miseria e rimane al potere la vecchia classe dirigente.

Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla Resistenza e nel 1945 pubblicò la raccolta di novelle L'impero in provincia, una satira del fascismo di provincia. Dello stesso anno è il racconto Il pastore sepolto, narrazione della progressiva rovina di una famiglia di contadini benestanti. Meno felici, nel 1948, furono i risultati dei racconti Tutti i miei peccati e Uno che si salva, e della commedia Giorni che rinasceranno, di ambientazione borghese.

S'iscrisse al Partito comunista e collaborò a «l'Unità», «Vie Nuove» e «Rinascita». L'ultimo romanzo di Jovine, che costituisce anche il suo capolavoro, è Le terre del Sacramento, pubblicato nel 1950 pochi giorni dopo la prematura morte dello scrittore, e vincitore del Premio Viareggio. Vi si narrano le vicende, negli anni del primo dopoguerra, di un antico feudo ecclesiastico che va in rovina a causa dell'incapacità e degli sperperi del proprietario Enrico Cannavale. La moglie Laura prende in mano l'amministrazione e si giova dello studente socialista Luca Marano per convincere i contadini che, lavorando le sue terre, potranno goderne un giorno. Le promesse vengono disilluse e la rivolta dei contadini, alla testa dei quali è Luca, viene soffocata nel sangue da carabinieri e camicie nere.

Il romanzo consacrò lo Jovine presso la critica, che gli riconobbe una qualità del tutto peculiare, aliena dalle mode letterarie e pienamente rispondente alle profonde istanze morali dell'uomo oltre che dello scrittore. Nella sua vicenda culturale e artistica c'è uno sviluppo graduale e coerente verso una presa di coscienza etico-politica che coincide, poi, con la sua vocazione di scrittore realistico.

Francesco Jovine

Rodolfo de Moulins

Rodolfo (o Rao) di Moulins (o Molisio o Molise) (in francese Rodolf (o Rodolphe o Raoul) de Moulins; Moulins-la-Marche, prima metà XI secolo – Italia, seconda metà XI secolo) è stato un cavaliere medievale normanno, 1º conte di Molise.

Rodolfo di Moulins era il figlio del conte Guimondo, signore di Castrum Molinis, in Normandia. Dopo il 1045 giunse con alcuni membri della casata degli Altavilla in Italia meridionale. Uomo d'armi di Roberto il Guiscardo, intorno al 1050 Rodolfo di Moulins era al fianco Altavilla nella conquista di Bojano: per tale ragione ne divenne il conte nel 1053 e con lui la contea crebbe in ricchezza e potenza, arrivando ad abbracciare gran parte del territorio dell'attuale Molise, spingendosi fino a Castelvolturno, Isernia, Pietrabbondante, Roccamandolfi, Trivento e Venafro. Il suo territorio prese poi il nome di Comitatus Molisii (Contado di Molise) e faceva capo al castello di Molise, sede della famiglia Moulins, poi italianizzata in Molise. A lui si deve l'edificazione della Concattedrale di San Bartolomeo di Bojano. Aveva sposato una principessa longobarda, dalla quale aveva avuto diversi figli, tra cui: Ugo, Sichilgaida, andata in sposa a Goffredo di Conversano, ed Altruda, che sposò Serlone II d'Altavilla, nipote di Ruggero d'Altavilla.

Rodolfo I de Moulins
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